Sottomarino Titan, E’ finita. Uno scenario da incubo: “Ecco come sono morti i 5 uomini, una fine tremenda”

titan

L’ossigeno all’interno del sottomarino Titan, disperso ormai da più di 96 ore, è terminato. La vicenda del sommergibile che avrebbe dovuto far visita al Titanic, per poi tornare in superficie, ha i riflettori puntati del mondo. Navi, aerei e attrezzatura specializzata sono giunti da ogni angolo del Pianeta. Ma la possibilità di avere un lieto fine in questa storia sembra, ormai, con il passare delle ore, impossibile. Così, adesso, in molti si chiedono cosa possano aver provato le persone dell’equipaggio in quelle terribili ore sotto a tonnellate e tonnellate d’acqua, in qualche punto dell’oceano Atlantico. Ecco cosa potrebbe succedere a bordo quando terminerà l’ossigeno.

L’ossigeno nel Titan è finito: cosa succede adesso?

La guardia costiera statunitense ha annunciato che continuerà le ricerche, ma gli esperti sono già al lavoro per capire quanto possa diventare straziante e dolorosa la presunta morte delle cinque persone a bordo del sommergibile. Secondo alcuni esperti, come riporta il Daily Mail, il progressivo aumento dei livelli di anidride carbonica all’interno del sottomarino potrebbe aver agito come sedativo e, quindi, i passeggeri potrebbero essere morti senza accorgersene, addormentandosi.

Le ricerche continuano

Mentre le ricerche continuano senza sosta da più di 96 ore, il timore dei soccorritori è che il Titan, oltre ad aver perso il segnale con la superficie, possa aver perso anche terminato l’energia elettrica che, ovviamente, gestisce anche l’areazione all’interno del sommergibile, trasformando l’aria in irrespirabile.  L’avvelenamento da anidride carbonica, come riferiscono i dottori, può essere mortale: può causare asfissia o ipercapnia, quando una quantità eccessiva di gas inonda il sangue umano. Ma potrebbe esserci una cosa che ha portato i cinque a non soffrire più del dovuto, nell’estenuante attesa della morte.

Uno dei maggiori rischi in cui le cinque persone avrebbero potuto incappare, accettando di salire a bordo del Titan, infatti, era l’ipotermia. La potenziale minaccia, a causa delle basse temperature nelle profondità dell’oceano, potrebbe aver fatto perdere conoscenza all’equipaggio. Qualora non fosse così le sofferenze dell’equipaggio potrebbero essere state altissime.

«Uno scenario da incubo»

La troppa esposizione a livelli alti di CO2, infatti, può portare al disorientamento improvviso, a forti livelli di confusione e a un respiro accelerato, se non addirittura alle convulsioni. Fino a che i livelli non diventano insostenibili e, allora, il rischio di morire diventa sempre più elevato tra affanni sempre più importanti, fino all’ultimo respiro.

Il problema maggiore di quando un gruppo di persone si ritrova in uno spazio chiuso ermeticamente è che, fino a quando le persone inspirano ossigeno ed espirano anidride carbonica, tutto è regolare. Ma se l’impianto di areazione dovesse aver subito dei danni, i 5 a bordo potrebbero aver espirato e insipirato anidride carbonica che, una volta respirata nuovamente, diventa tossica. «Uno scenario da incubo assoluto», confessano gli esperti. «Il peggiore che si possa mai immaginare».  Ma non è l’unico scenario raccapricciante.

Un altro rischio, l’incendio a bordo

I primi soccorritori che troveranno il sommergibile potrebbero trovarsi di fronte anche a un altro scenario raccapricciante. Se i cinque passeggeri a bordo fossero morti, i loro corpi, infatti, potrebbero essere circondati dai resti delle varie secrezioni corporee succedutesi nelle fasi di dolore e sofferenza, oltre che dettate dalle convulsioni. Ma non finisce qui. Un altro rischio è molto probabile: un incendio a bordo del sottomarino è molto probabile. Con l’aumentare della profondità raggiunta, e il diminuire dell’ossigeno, infatti, il rischio di corto circuiti è sempre più elevato: i 5 passeggeri a bordo, potrebbero essere morti carbonizzati.

Leggi anche: Sommergibile Titan, Tempo scaduto. Re Carlo è disperato, “Li dentro c’era anche una persona a lui cara. Di chi si tratta”

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