“Vi racconto tutta la verità. Giulia era solo mia”, ma gli avvocati cambiano strategia sulla difesa di FiIlippo

turetta cecchettin

Cominciano a uscire le prime frasi pronunciate da Filippo Turetta durante l’interrogatorio avuto con il gip. Lo ha rivelato il movente, come tutti si aspettavano, e come tutti dubitavano. “La mia Giulia era solo mia. Non poteva essere di nessun’altro”. Lo dichiarato, un movente scontato, il possesso, la possessività, sentimenti più forti della gelosia. Turetta non solo accettava la separazione, ma non voleva che Giulia avesse una vita, un’altra vita, una nuova, con prospettiva di lavoro, carriera e forse, anche sentimentali.

L’autopsia sul corpo di Giulia

Intanto nella giornata di venerdì si è svolta l’autopsia sul corpo di Giulia. Un’operazione durata 14 ore, condotta dal consulente della procura di Venezia, Guido Viel. Le coltellate sono state 25, ma solo una è stata quella decisiva, mortale: quella inferta sotto l’orecchio sinistro. Un attacco brutale che ha lasciato l’Italia intera sbigottita davanti alla scoperta di questo orrore.L’orario dell’aggressione è stato circoscritto tra le 23.40 e le 23.50, ma il racconto di Turetta ha portato gli investigatori a considerare la possibilità di ulteriori colpi dopo la fuga di Giulia.

L’interrogatorio di Filippo

L’interrogatorio ha dato conferma a quello che tutti sospettavano, una sorta di verità poco nascosta, dubbi diventata concretezza. Ha ammesso di aver compiuto una “cosa terribile”. Gli avvocati che lo difendono hanno cercato di addolcire la pillola battezzzando l’atto come “non premeditato”. Hanno infatti sottolineato che Turetta non volesse ucciderla, ma che è stato un raptus. Una nuova strategia che punta sull’omicidio preterintenzionale. Lo stesso Turetta ha dichiarato che la sua intenzione fosse quella di trattenere Giulia in auto, non di ucciderla.

Il mancato intervento del 112

La mancata risposta tempestiva da parte dei carabinieri, non intervenuti durante il tragico evento, è ora oggetto di un’indagine disciplinare. Turetta è rimasto nell’area industriale di Fossò per 19 minuti senza alcun intervento da parte delle forze dell’ordine, sollevando domande sulla corretta applicazione delle procedure e sull’assenza di una segnalazione radio dell’auto coinvolta. La sera dell’11 novembre, appena un minuto prima della telefonata fatta dal testimone dell’aggressione nel parcheggio di Vigonovo, i carabinieri avevano ricevuto la segnalazione di un’ubriaca molesta in un bar a Chioggia, quindi l’unica auto disponibile era già partita in quella direzione.

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