Sciame sismico Campi Flegrei, l’allarme del vulcanologo: “L’evacuazione? Potrebbe avvenire ad eruzione iniziata”

Paura eruzione nel Napoletano. Cresce la tensione in tutta l’area Flegrea e zone circostanzi. Nella notte la popolazione e i sismografi ( sopratutto) hanno avvertito l’ennesima scossa di terremoto. Nel giro di una settimana, ce ne sono state decine e si è registrata la più pesante. Ma cosa accadrebbe se ci fosse effettivamente un’eruzione. Quali sarebbero i danni? A parlare durante il programma Overshut ( in onda su Radio Radicale) è stato il vulcanologo e primo ricercatore INGV ( Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia) Giuseppe Mastrolorenzo.

Più forte dell’eruzione del 79 d.c. di Pompei

“Da parte delle autorità si pone molto l’accento sul rischio sismico – ha detto Mastrolorenzo -, ma nei Campi flegrei la sismicità non è mai stata particolarmente violenta, mentre il problema vero riguarda il fatto che le scosse attuali possono essere già i precursori dell’eruzione, che potrebbe essere una supereruzione per energia decine di volte superiore a quella del 79 d. C. di Pompei

Il problema organizzativo

“E’ grave che si dia per scontato che si riuscirà a prevedere l’eruzione addirittura con 72 ore di anticipo, una ipotesi molto ottimistica, quasi come se avessimo firmato un contratto con il vulcano. Invece viviamo su un sistema assai complesso, in cui la variazione anche di un solo parametro nel sottosuolo può innescare l’eruzione, magari un parametro che non riusciamo a misurare». In soldoni: “Il problema è che la valutazione sui livelli di allerta, quando cioè passare a quello arancione e nel caso al rosso, viene presa dalla Commissione Grandi rischi sulla base di esperienze e valutazioni dei singoli membri ed è molto probabile che si arrivi a un falso allarme oppure, peggio ancora, che si ritardi l’evacuazione e ci ritroviamo magari a eruzione già iniziata.

Le alternative

“Bisogna abbandonare l’approccio probabilistico del piano di evacuazione e adottare quello deterministico, in pratica dobbiamo metterci in condizione di elaborare un piano che preveda l’allontanamento della popolazione anche durante una fase eruttiva già iniziata. È questo infatti lo scenario più probabile, ed è già accaduto nel caso del Pinatubo nelle Filippine o del Merapi in Indonesia. Dobbiamo essere in grado di salvare la popolazione anche in caso di eruzione, attraverso vie di fuga radiali e non tangenziali, ma questo tipo di scenario non è contemplato dagli attuali piani. Insomma, anche se l’eruzione ci coglie di sorpresa dovremmo poter sapere cosa fare e come aiutare la gente, ma tutto questo oggi semplicemente non è stato previsto».

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