Giallo Emanuele Scieri, si riapre il caso. Si fa avanti Il testimone chiave: “Dicevano l’abbiamo fatta grossa”

Emanuele Scieri

E’ stato riaperto il caso della morte di Emanuele Scieri, il parà che fu trovato senza vita ai piedi della torretta di asciugatura dei paracadute. Sono passati molti anni dal processo che vide uscire indenni i principali imputati: gli ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara. Ma la Procura ha fatto ricorso e oggi sono spuntate delle nuove agghiaccianti testimonianze. Nel dettaglio, uno degli ex commilitoni della vittima ha deciso di parlare e di raccontare gli atti di violenza che avvenivano quotidianamente nella caserma Gamerra di Pisa nell’agosto del 1999. Atti che sarebbero potuti facilmente culminare nell’omicidio di un uomo.

Il testimone si chiama Alessandro Meucci e ha affermato di non aver parlato all’epoca per paura di essere la prossima vittima. L’uomo ha raccontato diversi episodi di violenza perpetuati dai caporali nei confronti suoi e degli altri commilitoni. In particolare, ricorda di uno scontro avvenuto con Alessandro Panella nel bagno della Caserma. Lui era al telefono con la fidanzata e l’imputato gli aveva chiesto di terminare immediatamente la chiamata. Davanti al suo diniego, quindi, lo aveva minacciato con una spranga. Ma le minacce e gli episodi di violenza sono stati diversi.

La testimonianza di Alessandro Meucci diventa più interessante quando l’ex commilitone di Emanuele Scieri ricorda la notte del presunto omicidio. Era una notte d’estate, quella che intercorreva tra il 13 e il 14 del mese di agosto. “Erano molto agitati, terrorizzati, parlottavano tra sé e sudavano freddo. Sentii indistintamente la frase ‘l’abbiamo fatta grossa’. Quando mi avvicinai per chiedere se ci fossero dei problemi, Panella mi rispose: ‘Guarda che se parli ti ammazzo'”. Sarebbero state proprio queste le parole che avrebbero convinto l’uomo a non farsi avanti durante il processo per la morte del collega.

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Alessandro Meucci era terrorizzato dagli atti di bullismo dei caporali che lui afferma essere stati compiuti nei suoi confronti. Ed era anche certo che loro non si sarebbero fatti alcuno scrupolo ad ammazzarlo. Così, invece di testimoniare, decise di partire con la sua fidanzata per qualche giorno, per allontanarsi dalla scabrosa vicenda. Oggi il processo è stato riaperto e l’uomo ha deciso di raccontare tutto quello che sa riguardo la morte di Emanuele Scieri. Quella fatidica notte sentì anche le parole “E’ caduto” e Luigi Zabara affermare nei confronti del compagno: “Stavolta hai esagerato”. La Procura insiste sul fatto che l’uomo sia stato picchiato a morte, prima di cadere nel vuoto.

A confermare la testimonianza di Alessandro Meucci è intervenuto un altro ex commilitone, Antonio Pascarella. L’uomo non soltanto ha confermato gli atti di bullismo in caserma, ma ha anche ricordato lo strano comportamento di Meucci la notte della morte di Emanuele Scieri: “Meucci era particolarmente strano e diceva frasi che io non capivo del tipo: ‘Ora ammazzano anche me.'” La morte di Lele, archiviata come incidente nel 1999, sarebbe invece stata causata da un terribile atto di nonnismo. Dopo essere caduto dalla torretta, il ragazzo avrebbe perso la vita dopo qualche ora di agonia.

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