Ciò che è accaduto in Belgio dal 2007 ad oggi ha dell’incredibile. Protagonista della vicenda è una mamma, Geneviève Lhermitte, in preda alla depressione per anni e anni. Nel febbraio del 2007, in una giornata normale, approfittando dell’assenza di suo marito perché a lavoro all’estero, decise di accoltellare, tagliando la gola, e uccidere i suoi 5 figli. Andò nella stanza di ognuno di loro per compiere il gesto estremo e togliere la vita ai suoi bimbi di età compresa tra i 3 e i 14 anni. Dopo aver compiuto un vero e proprio massacro, provò a suicidarsi ma fu salvata.
Per il suo plurimo omicidio, l’anno successivo, nel dicembre 2008, fu condannata dal tribunale di Nivelles, all’ergastolo. Il tribunale ritenne che la mamma era chiaramente in stato di piena capacità di intendere e di volere e per cui la sua accusa, inizialmente, fu di omicidio premeditato. Gli stessi psichiatrici avallarono tale tesi nonostante si accorsero che la donna versasse in uno stato di depressione e ansia. Tale tragedia sconvolse molto il popolo belga e fu un vero e proprio caso mediatico.
Il caso, però, non si arrestò con la condanna nei confronti di Geneviève. Durante le varie udienze, vennero a galla delle lettere che la mamma scrisse il giorno prima del tragico gesto nei confronti dei suoi figli. Si leggeva palesemente la sua intenzione e volontà di suicidarsi e di portare via anche i suoi figli, quasi come se fosse un piano ben stabilito e studiato. Dunque, dopo tale lettura, si stabilì che la donna doveva essere ricoverata in una clinica psichiatrica e che non la si poteva rendere responsabile dei suoi omicidi. Doveva assolutamente sottoporsi a delle cure.
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La donna, però, nonostante il suo ricovero in clinica psichiatrica, per la troppa sofferenza di quanto da lei stessa compiuto, chiese di porre fine alla sua vita attraverso l’eutanasia. Come è noto, in Belgio, a partire dal 2002, tale pratica è consentita solo in casi specifici come gravi sofferenze irreversibili, psicologiche o fisiche. Inoltre, dal 2014 è consentita anche ai bimbi che sono malati terminali, con il consenso dei genitori. Dal 2002 ad oggi, sono migliaia le persone che hanno ricorso a tale pratica, avendo anche un incremento sostanziale rispetto ai primi anni.
Dunque, a causa della ‘sofferenza irreversibile’, anche Geneviève è riuscita ad ottenere la ‘dolce morte’, ossia l’eutanasia. La sua via si è spenta nell’ospedale ‘Leonardo da Vinci’ di Montigny-le-Tilleul, in Belgio, il 28 febbraio 2023 a 56 anni. Dopo anni e anni ha potuto porre fine alla sua depressione, quasi cronica, che l’ha spinta a compiere un gesto incredibile.