Omicidio Natalia Chinni, Il figlio racconta dettagli shok “Sembrava un film, Non abbiamo tolto il sangue per 2 mesi”

Continua il processo per l’omicidio di Natalia Chinni e adesso è stato ascoltato suo figlio, Federico Bernardini. Una storia di problemi tra vicini e parenti. In ogni famiglia c’è chi è in disaccordo, soprattutto quando ci si ritrova a essere vicini di casa. Ma questa faida in particolare è terminata con una fucilata che ha spento la vita della signora. La tragedia è accaduta a Santa Maria Villiana di Gaggio Montano il 29 ottobre 2021. Accusato di omicidio colposo aggravato da futili motivi, il cugino della donna di 73 anni, Fabio Enrico Ferrari. La vittima ha lasciato un marito e un figlio.

Federico Bernardini, chiamato a testimoniare per il processo, non riesce a trattenere le lacrime. E’ stato proprio lui a trovare il corpo della mamma riverso a terra. E ha raccontato i dettagli dei momenti successivi l’omicidio senza colpo ferire. “Era come in un film dell’orrore. Lei era a terra, con gli occhi sgranati.” Natalia Chinni era stata colpita fuori casa, ma si era trascinata a terra nella speranza di riuscire a chiamare aiuto. Non ci è riuscita ed è morta lì, dove l’hanno trovata i suoi familiari. Un’immagine che rimarrà per sempre impressa negli occhi di suo figlio, che non è neanche riuscito a ripulire il suo sangue.

Il racconto di Federico Bernardini colpisce al cuore: “Quando i carabinieri hanno dissequestrato la casa, poco prima di Natale 2021, il sangue era ancora lì, sul pavimento. La sagoma di mamma. Per mesi io e papà non abbiamo avuto il coraggio di ripulirla, l’abbiamo coperta con un lenzuolo. Poi, a febbraio ci siamo decisi: due passate di mocio ed è sparito tutto”. Dal 29 ottobre 2021 al febbraio dell’anno successivo, nel periodo successivo l’omicidio, la famiglia di Natalia Chinni ha vissuto con il sangue della 72enne sul pavimento. Ma quali sono questi futili motivi che hanno portato Fabio Enrico Ferrari a sparare?

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Stando a quello che racconta Federico Bernardini, si tratta di una faida familiare che andava avanti da generazioni: “Fin da bambino sapevo che mia madre e suo cugino non andavano d’accordo. A volte dicevo: fatela finita. Credo che gli screzi si originassero perfino da un’inimicizia tra mio nonno e il padre di Ferrari, ma non so i motivi”. Una faida che è continuata tra Natalia Chinni e il suo assassino. Così come le discussioni, che si accendevano per quel che riguardava una particolare attività svolta dal vicino di casa: la caccia. La donna non sopportava alcune abitudini del suo assassino, diventando vittima dell’omicidio.

Nell’ultimo periodo era arrivata anche a denunciarlo, come spiega Federico Bernardini: “Lui e mia madre litigavano sempre, soprattutto di recente. Lei aveva detto ai carabinieri che lui era un bracconiere e spargeva mais nel nostro giardino per attirare la selvaggina”. Probabilmente è stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso di Fabio Enrico Ferrari. E così il fucile che l’uomo teneva per la caccia è servito per uccidere la sua acerrima nemica. Natalia Chinni è diventata lei stessa il bersaglio di suo cugino. Il presidente della Corte Pier Luigi Di Bari e il pm Antonello Gustapane dovranno decidere la pena che spetta all’assassino per l’omicidio.

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